Le tracce di aratro rimaste fra il terreno coltivato e il sottostante strato attivo sono le più antiche testimonianze dell’agricoltura. Nelle valli alpine l’agricoltura è praticata da oltre 5000 anni.
Profilo delle scure tracce di aratro di Castaneda (Misox): età del rame-bronzo, fine del III, inizi del II millennio a.C. (Servizio archeologico GR).
Castaneda si trova su una terrazza soleggiata, all’imbocco della valle Calanca. Nelle immediate vicinanze si trovano resti di insediamenti neolitici. Le più antiche tracce di aratro, risalenti al IV millennio a.C., sono state rinvenute a Coira, nel fondo ‘Ackermann‘.
Le terrazze coltivate si spingono anche molto in alto: sono le più vistose testimonianze dell’agricoltura di montagna. Un tempo i cereali si coltivavano fino ai limiti del bosco. Oggi la scelta del sito di coltivazione dipende dalla possibilità di mietere con la mietitrebbia. Il grano, con i suoi caldi colori, vivacizza il paesaggio estivo.
Campo di frumento a Lantsch con Mon sullo sfondo (Medi Grigoni)
La coltivazione del frumento in questo luogo esposto alle intemperie, a 1300 m s.l.m., è ad alto rischio. Il frumento invernale nella foto ha superato relativamente bene l’inverno. Questo perché in inverno non è nevicato molto. In inverni con abbondanti nevicate muoiono invece moltissime piante. Esse vengono soffocate dal peso del manto nevoso e le piante indebolite vengono colpite da fusariosi. Anche per il frumento primaverile la coltivazione in montagna comporta dei rischi. Il contadino semina questo tipo di frumento in primavera, che però matura più tardi del frumento invernale, tanto che vi sono anni in cui la neve viene prima della mietitrebbia.
Tipico sito della segale venostana sopra Silandro (Val Venosta)
La segale della Val Venosta predilige i terrazzamenti in quota affacciati sul fondovalle. Ha bisogno di terreni permeabili, sole e, in autunno, di un paio di settimane di bel tempo. Non è adatta alla coltivazione nel fondovalle vicino a Silandro, dove cresce infatti troppo rigogliosamente e molto spesso i primi temporali estivi ne schiacciano a terra le piante.
L’orzo in fase di maturazione mostra la direzione prevalente del vento (Lantsch)
L’orzo cresce bene anche quando per il frumento la situazione comincia a farsi delicata. Al vento piace giocare con l’orzo. Chi non ha mai visto lo spettacolo dell’orzo verde che ondeggia nei campi costellati dal luccichio delle spighe?
Sicurezza dalla ricchezza varietale
La conservazione della ricchezza varietale delle colture è di importanza vitale. Nei Grigioni sono state purtroppo coltivate solo varietà di orzo e frumento, mentre fortunatamente, nel Tirolo del Nord e del Sud, molte specie autoctone sono state salvate.
Gert Kleijer, direttore della banca genetica di Changins, sul Lago di Ginevra, è responsabile della conservazione di migliaia di campioni di piante. Conservati correttamente, i campioni mantengono la loro capacità di germinazione per almeno 10 anni. La banca genetica, ubicata presso la ‘Station fédérale de recherches agronomiques‘, costituisce il centro più importante per la conservazione delle varietà autoctone annuali e biennali della Svizzera. Ad Innsbruck, presso l’‘Abteilung landwirtschaftliches Versuchswesen‘ (Ripartizione Sperimentazione agraria), si trova invece la banca genetica per la conservazione delle colture alpine austriache e dell’Italia settentrionale.
Un tempo la ricchezza varietale e la diversità insita in una stessa varietà garantivano agli agricoltori una certa sicurezza nel raccolto. L’agricoltore si poteva aspettare una resa, seppur modesta, dalla sua segale anche in anni di grande siccità, quando invece per il frumento il clima era troppo secco. Un tempo si usava coltivare la segale ed il frumento nello stesso campo. Negli anni di siccità il Triticum turgidum, una specie di grano duro aristato, riesce grazie alle sue ariste, a sviluppare una spiga più ricca di chicchi rispetto al frumento privo di ariste. In anni con condizioni climatiche favorevoli, le specie bianche prive di ariste hanno una resa maggiore. Originariamente, la conservazione della ricchezza varietale costituiva una sorta di garanzia, come risulta dalla seguente citazione tratta dal regolamento svizzero del 23 novembre 1935 sulle misure di salvaguardia delle varietà locali in estinzione: „Sebbene le antiche varietà locali di cereali, legumi, piante da olio e da fibra ecc., per motivi economici siano state in gran parte soppiantate da nuove varietà, ad esse viene riconosciuta una tale importanza dal punto di vista del miglioramento genetico, che è necessario conservare opportunamente il materiale disponibile.”
Imm. 1: Un tempo gli arativi presentavano una variopinta mescolanza di specie. La ricchezza varietale aumentava la sicurezza della resa. (Landwirtschaftliches Versuchswesen Innsbruck). In Austria l’interesse per le varietà autoctone si destò già negli anni venti.
Imm. 2: Dal 1936 al 1961 furono stipulati annualmente appositi contratti di coltivazione per conservare una particolare varietà di miglio dei Grigioni. Ora, purtroppo, tale varietà è estinta (Archivio dell’Istituto di ricerca ‘Forschungsanstalt für Agrarökologie und Landau‘ (FAL) di Zurigo-Reckenholz).
Imm. 3: Per le varietà autoctone di avena della zona alpina svizzera gli interventi di soccorso sono arrivati troppo tardi. (Verbale dei raccoglitori svizzeri del 14 – 15 agosto 1935 – Archivio FAL).
I covoni raccolti con grande fatica dovevano essere messi al riparo. In zone estreme occorrevano inoltre ulteriori precauzioni.
Vietato l’accesso ai topi. Nel Vallese, per evitare fastidiose intrusioni si disponevano lastre di pietra fra i pali e il terreno. Nella foto in alto, particolare costruzione in legno a Spina, nei pressi di Davos.Un tempo gli agricoltori cominciavano la raccolta prima rispetto ad oggi. Allora la mietitura dei cereali veniva eseguita a mano, sia con il falcetto – come negli Alti Grigioni – che con la falce – come nell’Engadina e nel Tirolo. Mietendo a mano e lasciando asciugare i covoni, si può iniziare la raccolta circa 1–3 settimane prima che non con le macchine. Se si usa la mietitrebbia, la granella deve essere dura e asciutta, altrimenti si rovina.
Foto 1: Bisogna sempre fare i conti con la neve. Acero ai bordi di un campo il 2 settembre, a 1200 m s.l.m., poco prima della raccolta dei cereali. (Signina, Alti Grigioni)
Foto 2: Per poter coltivare in zone estreme era particolarmente importante effettuare la raccolta per tempo. Fienile-granaio in rovina a Curaglia, Val Medels (Alti Grigioni).
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La segale, campione di sopravvivenza
La segale, che ha poca massa fogliare, foglie sottili e un lungo fusto, riesce a produrre molta biomassa anche sui terreni poveri. Il suo rapporto con la luce e l’aria è intenso.
La segale, essendo una pianta allogama, ha assolutamente bisogno del polline delle piante vicine. Un’antera emette fino a 19.000 granelli di polline, una spiga ca. 6 milioni.
La segale è un campione di sopravvivenza. Le varietà autoctone del Vallese sopravvivono senza problemi a 1900 m di altitudine, anche sotto una coltre nevosa di sette mesi. A ciò si aggiunge la loro sorprendente capacità di sviluppare una fitta rete di radici nel terreno. L’apparato radicale di una pianta con un buon accestimento può raggiungere una lunghezza totale di 80 km.
Per lo sviluppo dei chicchi la segale dipende più degli altri cereali dall’attività di assimilazione dello stelo.
Rispetto agli altri cereali la segale è dotata di una maggiore resistenza al freddo. Germina a tem perature più basse del frumento o dell’orzo. Ciò risulta evidente ai limiti della coltivazione dei cereali invernali. L’avena invernale cresce bene soprattutto sulla costa atlantica, dove l’erba è verde anche in inverno. L’orzo invernale si spinge sino nelle principali valli alpine, il frumento invernale addirittura nelle valli laterali, mentre la segale invernale riesce a sopravvivere persino ai limiti della coltivazione agricola. Si pensa che la segale invernale acquistò maggiore importanza quando, in una fase di generale peggioramento delle condizioni climatiche, la percentuale di segale nei campi aumentò automaticamente per selezione naturale, rendendo così possibile la sopravvivenza della popolazione. In origine la segale non era annoverabile tra le principali colture cerealicole. Nei più antichi ritrovamenti di cereali solo in pochi casi sono presenti chicchi di segale. La segale possiede un’energia inesauribile: non appena i chicchi maturano, vorrebbe tornare a germinare. Il frumento e, in misura ancora più accentuata l’orzo, hanno un periodo di riposo. Nella segale il pericolo di escrescenze, di germinazione della spiga è maggiore. In tal caso la segale non è più adatta alla panificazione perché il pane risulta appiccicoso e immangiabile. Si può allora usare come crusca o per fare il ‘Pumpernickel‘, un particolare tipo di pane integrale di segale. In genere la segale germinata è destinata all’alimentazione animale. Le varietà di segale primaverile delle zone estreme, insieme ad una particolare varietà di orzo primaverile, detengono il record del più breve ciclo vegetativo. Le due piante seguono però strategie completamente diverse. La segale rinuncia a produrre biomassa, mentre l’orzo alla fioritura (vedi orzo). Le piante di segale cresciute in zone estreme hanno l’aspetto di piante selvatiche, sono gracili e con chicchi piccoli. È comprensibile dunque il motivo per cui in queste zone la coltivazione cerealicola sia stata abbandonata prima. Per i suoi fiori aperti, la segale è particolarmente soggetta ad infestazioni di Claviceps purpurea, comunemente nota come segale cornuta. Si tratta di un fungo dalle sembianze di un enorme chicco nero-violaceo, che appare sulla pianta come una protuberanza a forma di corno. Soprattutto quando il tempo è umido e freddo, l’impollinazione avviene più tardi e i fiori rimangono aperti più a lungo. È proprio allora che le spore di questo parassita possono approfittarne, germinando nel fiore e sfruttando le forze di accrescimento dei semi. Il termine tedesco per designare la segala cornuta – ‘Mutterkorn‘, letteralmente ‘grano delle madri‘ – deriva dal suo antico utilizzo in medicina. Dato che il veleno della segala cornuta esplica un’intensa azione vasocostrittrice periferica, esso veniva infatti usato come rimedio in caso di forti emorragie post partum.
Foto 1: Le glume sono piuttosto sottili, i chicchi quasi nudi. Alla raccolta fuoriescono facilmente dalle spighe.
Foto 2: La segale primaverile tirolese si piega completamente, l’avena nuda canadese piega solo i rametti con le pannocchie.
L’orzo,la Cenerentola dei cereali
L’orzo è veloce, impulsivo, fiorisce ‘troppo‘ presto, mette poche radici e dopo la fecondazione, grazie alle sue ariste, riesce a sopravvivere con poca acqua.
L’orzo e il suo principale organo, l’arista.
Nel mondo vegetale l’arista rappresenta un organo singolare. Corrisponde ad una lamina fogliare che assume una struttura aghiforme. Con l’aiuto delle sue ariste l’orzo riesce a produrre molta biomassa anche in zone aride, che alla fine si accumulano nei chicchi. L’orzo riesce a garantire alle popolazioni rurali modeste rese persino in zone predesertiche. In parole povere, nel caso dell’orzo si trae nutrimento dall’arista, nel caso della segale dal culmo (stelo), mentre nel caso del frumento dalla foglia.
L’orzo ha le antere più piccole. La fecondazione avviene prima che si formi la spiga e sboccino i fiori.
L’orzo primaverile si spinge sino ai limiti dell’agricoltura alpina. Il suo ciclo vegetativo è più breve perché fiorisce molto prima degli altri cereali. Fiorisce prima che spunti la spiga. Subito dopo la fecondazione iniziano a formarsi i chicchi e così esso ha un vantaggio di 2–3 settimane sul frumento e, in particolare, sulla segale, le cui le spighe spuntano prima della fioritura.
Tipica varietà di orzo di Vrin.
Questa varietà è distica (a due file), le forme verdi allungate sono fiori sterili, non perfettamente sviluppati. Nelle varietà esastiche (a sei file) questi fiori sono fertili. Le specie di orzo da birra appartengono al gruppo delle varietà a due file. In questo gruppo i chicchi hanno tutti le stesse dimensioni. I chicchi disposti lateralmente in sei file sono generalmente più piccoli.
L’orzo è la Cenerentola dei cereali. Degradato a foraggio per gli animali, attende di essere rivalutato. Le varietà attuali producono troppo poca paglia, cosa che può costituire un problema non trascurabile per gli agricoltori. Se le condizioni di crescita non sono ottimali, in molte varie-tà d’orzo moderne le spighe restano avvolte nelle guaine fogliari. Le varietà autoctone non presentano questo inconveniente, perché dotate di sufficiente vigoria. L’obiettivo di una selezione per l’agricoltura biologica sarebbe lo sviluppo di varietà con sufficiente vigoria e rusticità.
Maturazione
La qualità emerge in modo inconfondibile durante la maturazione. Giunti a piena maturazione, i cereali si vestono di luminosi colori. Un’eccessiva concimazione riduce la qualità cromatica.
Daniel Huwiler nel suo campo di frumento invernale vicino all’Heinzenberg (Medi Grigioni).
Nei prodotti agricoli si distinguono due tipi di qualità. La prima è la qualità primaria, detta anche qualità vitale. Si tratta della capacità della pianta di produrre massa vegetale utilizzando anidride carbonica, sali minerali e luce. Quanto meglio riesce la trasformazione delle sostanze inorganiche in quelle organiche, tanto migliore è la qualità primaria.
Il secondo tipo di qualità è la cosiddetta qualità secondaria. Si tratta della capacità della pianta di raggiungere alte rese, di assimilare preziose sostanze nutritive e di rispondere a precisi requisiti di carattere tecnico. L’obiettivo è la qualità delle singole componenti. Spesso gli sforzi volti all’ottimiz-zazione della qualità secondaria vanno a scapito della qualità primaria. Le zone montane presentano condizioni pressoché uniche per specializzarsi in prodotti caratterizzati da un’elevata qualità vitale per chilogrammo.
Foto 1: Spelta coltivata in Val Venosta. La spelta, un tipo di farro, è facilmente digeribile; è il cereale con i più rapidi processi di maturazione.
Foto 2: Colori fiammanti: spelta della Val Venosta.
Foto 3: Maturazione della segale.
Qualità
Il rilevamento della qualità nutrizionale con ausilio di metodi ‘morfologici‘ (picture-forming) costituisce una valida integrazione alla valutazione della stessa con i metodi quantitativi della chimica analitica. Un confronto fra le immagini ci fa venire in mente il gioco: Scopri le 7 differenze nelle immagini.
Foto 1: Rappresentazione grafica, con l’ausilio di un cromatogramma con filtro rotondo, della qualità di un pane prodotto da grano pregiato, macinato con cura, della Val Monastero.
Foto 2: Qualità di un pane meno pregiato. L’immagine, rispetto alla prima, è meno differenziata.Agli inizi degli anni novanta, con l’ausilio di metodi morfologici, si è riusciti a distinguere con test in cieco i prodotti coltivati con metodi convenzionali da quelli coltivati con metodi biologici e biodinamici. I prodotti da coltivazione biologica analizzati con i sistemi morfologici risultano più differenziati e maturi. I prodotti coltivati con metodi convenzionali presentano una struttura tendenzialmente più rigida e legnosa. I prodotti provenienti dalle zone montane, in seguito alle particolari condizioni di coltivazione, presentano unastruttura tendenzialmente più differenziata.
Metodi morfologici
Cromatogramma con filtro rotondo secondo Pfeiffer (foto 1 e 2). Un disco di carta cromatografica, su cui al centro è fissato uno stoppino, viene impregnato con una soluzione di nitrato d’argento per un raggio di 4 cm. Dopo averlo lasciato asciugare per 2–3 ore si immette sullo stesso disco, per mezzo di un altro stoppino, l’estratto della sostanza da esaminare. Il processo di risalita della sostanza cessa non appena la soluzione si è estesa sulla carta per un raggio di 6 cm. Si lascia asciugare e per lo sviluppo delle immagini è necessaria ancora l’azione della luce diffusa.
Foto 3: Rappresentazione grafica, con l’ausilio della cristallizzazione al cloruro di rame, della qualità di un buon frumento primaverile, coltivato a 700 m di altitudine.
Foto 4: La stessa varietà della foto 3 coltivata a 1200 m di altitudine. La struttura è ad aghi più sottili e più fittamente ramificati.Cristallizzazione con cloruro di
rame secondo Pfeiffer (foto 3 e 4). Un estratto acquoso della sostanza da analizzare viene mescolato con una soluzione di cloruro di rame e acqua. Una porzione standard della miscela così ottenuta viene posta su una piastra di vetro da cristallizzazione. Senza scuoterla, questa viene posta a temperatura e umidità costanti in una camera climatizzata. La soluzione cristallizza lentamente. Come risultato di questo processo di cristallizzazione, sul fondo della piastra si forma un’immagine cristallizzata particolare. Interpretazione delle immagini. L’interpretazione delle immagini si basa sul confronto con determinate linee, che si riferiscono a fenomeni fondamentali quali germinazione, sviluppo vegetativo, fioritura, sviluppo del seme e del frutto e invecchiamento, nonché su quello di altre linee relative a singole parti costitutive nel caso dei chicchi di cereali: germe, corpo farinoso, strati corticali. Con questa metodica viene messo a disposizione degli agricoltori e dei trasformatori un ottimo strumento per migliorare i loro prodotti.
Salute e qualità
Purtroppo la qualità dei prodotti agricoli viene spesso valutata in base alla maggiore o minore salubrità del prodotto. Per esempio, i prodotti da coltivazione biologica sono più sani di quelli da produzione integrata? Questo modo di vedere le cose è fuorviante e ci distoglie dagli aspetti essenziali. Innanzitutto va precisato che non ci si ammala in seguito al consumo di un panino da produzione integrata o che non si guarisce in seguito al consumo di un panino da produzione biologica. Ciò che è decisivo è capire se la persona, nel suo sviluppo individuale, si crea degli ostacoli o meno, se le doti umane di sentire, pensare e volere si possano manifestare liberamente. Può darsi che certi ge-neri alimentari risultino essere d’ostacolo in questo cammino. È necessario che il consumatore faccia un’ attenta osservazione degli effetti che gli alimenti hanno su di lui. Con quanta facilità si agisce, ci si concentra, quali emozioni si avvertono? Ognuno di noi è invitato ad osservarsi attentamente, in modo da riuscire a conoscere più a fondo se stesso.
La pianta extrasensoriale
La pianta è il risultato di un ‘campo vitale‘, che si trova intorno ad essa. Questo campo vitale si rivela a chi indaga questa materia solo dopo lunghi anni di esercizio. Immagini di Dorian Schmidt sul tema campo vitale di segale, frumento e orzo.
La segale è rivitalizzante.Si pensa che sempre più persone acquisiranno la capacità di riconoscere, dietro ai fenomeni visibili del nostro mondo quotidiano, fenomeni di un mondo extrasensoriale. Servono allo scopo un intenso esercizio, una maggiore capacità di concentrazione e una spiccata formazione scientifica. Nelle chiese ci sono molte rappresentazioni riconducibili ad una visione metafisica del mondo, che per l’uomo del passato era una dote naturale. Oggi questa capacità è andata persa, ma può essere riacquistata. Si pensa che questo indirizzo di ricerca avrà dei notevoli sviluppi.
La pianta fisica è l’espressione visibile di un ‘campo vitale‘, ovvero è la componente materiale di sostanze di un gruppo organico e armonico di forze extrasensoriali, che in termini umanistici sono definite ‘forze eteree‘. Questa pianta eterea è inserita in un sistema di forze eteree che a livello macroscopico costituisce la forma eterea di un paesaggio, nonché in un sistema di forze eteree che sgorgano e seguono il regolare ritmo dei moti planetari nella volta celeste (sole incluso). In un dato paesaggio ogni pianta si costruisce la propria particolare forma di vita e fa da tramite tra i vari tipi di forze eteree, che possono essere suddivise in cristalline e terrestri, aeree e luminose, fluenti come l’acqua nonché calde e nebulose.
Il frumento è avvolgente.La segale, con la sua porzione di fusto che si erge ben oltre la vita vegetativa acquosa delle foglie nell’etere luce-aria, cattura tali forme di luce, che trasmettono forze ed energia spirituali. Questa luminosità scende giù nell’apparato radicale, nel mondo cristallino della terra. Il frumento – al contrario – attira la calda e dorata energia solare, regalandola alla vita acquatica fresca e scura presente sopra e sotto la superficie terrestre. Se il frumento è aristato, è anche in grado di captare la luce. Con le sue lunghe ariste, l’orzo assorbe enormi quantità di calore, che trasmette ad un’area che si trova al di sotto di quella cristallina della terra e che ha molto bisogno di tale calore. Nell’alimentazione la segale rivitalizza corpo e anima, ravviva l’umore, senza tuttavia rasserenarlo.
L’orzo è stimolante.Il frumento avvolge la parte addominale in un luminoso calore, ‘cullandolo‘; le varietà aristate producono una sensazione più intensa. L’orzo infonde con il suo calore agli arti, a partire dall’osso sacro, un’intensa ‘volontà d’azione‘.
Paesaggio culturale fruibile
Il territorio alpino ha bisogno di specifiche prove varietali e di una propria produzione di sementi.
Controllo di vecchie e nuove varietà a Filisur. Sullo sfondo il viadotto Landwasser della Ferrovia Retica. Le varietà adatte al fondovalle sono utilizzabili solo limitatamente a quote più elevate.Una prova triennale su parcelle aziendali a produzione biologica nei Medi Grigioni ha evidenziato che le varietà di frumento moderne hanno una resa in granella e paglia inferiore del 15% ca. rispetto al frumento precoce carinziano, coltivato nelle zone montane. Il frumento precoce della Carinzia viene coltivato già da 40 anni. Il miglioramento genetico ha portato tuttavia ad un peggioramento della capacità di adattamento delle varietà alle zone montane. Le nuove varietà dipendono troppo dai fertilizzanti chimici. Il potenziale del frumento primaverile biologico dovrebbe aggirarsi sui 35 – 40 kg granella ara. Ultimamente vengono selezionate delle cultivar che, in condizioni di coltivazione estensiva, dovrebbero dare buone rese. Fra le cultivar messe a disposizione dal Centro di sperimentazione di ecologia agraria svizzero nel 1998 ve ne sono alcune che, nelle prove su parcelle, sono risultate migliori delle comuni varietà.
Foto 1: Conservazione di antiche varietà nel loro luogo di origine, nel vivaio di Erschmatt (Rhônetal).
Foto 2: Insieme alle colture si conservano anche le specie che vivono in associazione ad esse, ad es. l’adonide. (Foto: R. Vonmoos)
Foto 3: Se gli abitanti delle valli alpine lo vorranno, si potranno ancora scattare immagini simili. Barbla e Martina Pua in un campo di frumento vicino a Sent (Bassa Engadina).
Foto 4: Prodotti alpini convenienti: pane ai cereali e orzo perlato.
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Orti in trasformazione
Non è da moltissimo tempo che le case dei paesi di montagna presentano orti rigogliosi. Originariamente, nelle zone montane gli orti erano dei piccoli giardini di piante aromatiche, mentre gli ortaggi venivano coltivati lungo i margini dei campi.
L’orto e il campo si differenziano sia perché il primo è delimitato da una recinzione sia per i tipi di ortaggi che vi vengono coltivati. Negli orti le colture hanno un loro posto fisso, mentre gli ortaggi coltivati nei campi subiscono continui spostamenti lungo i confini dei campi: ogni due o tre anni viene infatti dissodato un nuovo appezzamento di prato. Gli orti vengono curati manualmente con la zappa, mentre per coltivare i campi si usano l’aratro ed altri attrezzi. Gli orti e i campi sono superfici in cui si coltivano le più svariate colture. Essi vengono coltivati in modo differente, come verrà illustrato in questa mostra. Ciononostante, vi sono pure molti elementi che li accomunano: molti campi di cereali delle zone montane venivano coltivati come orti, con la massima cura. Questo avveniva soprattutto in zone in cui la coltivazione cerealicola serviva unicamente a soddisfare il fabbisogno della famiglia. Le erbe infestanti venivano estirpate a mano dalle donne, che si occupavano anche dell’orto. Nell’Oberland dei Grigioni i campi erano spesso di piccole dimensioni a causa delle forti pendenze, e venivano coltivati in colture miste con vari tipi di cereali. A scegliere le sementi e la su-perficie da coltivare erano le donne. Nell’Ötztal (Nord Tirolo) i chicchi di orzo venivano piantati uno ad uno nel terreno, come risulta da documenti del XIX secolo. Questo metodo fruttava raccolti maggiori rispetto alla semina a spaglio.
Orto a S. Nicolò (Val d’Ultimo, Alto Adige) L’orto è recintato e si trova vicino alla casa. Gli ortaggi freschi hanno un posto fisso, come pure la camomilla, l’erba cipollina, la maggiorana, molte altre erbe aromatiche e medicinali, nonché numerose piante ornamentali. Gli orti erano superfici utilizzate spesso per sperimentare nuove coltivazioni. Le nuove colture venivano dapprima coltivate negli orti e quindi trasferite nei campi per la coltivazione su larga scala. Un esempio è offerto dalla patata, che è originaria delle Ande.
Campo di ortaggi ad Aldino (Alto Adige) Nei campi vengono piantati gli ortaggi che necessitano di molto spazio, come i cavoli, ed anche le piante dalle radici e dai tuberi commestibili. Queste ultime crescono meglio nei terreni moderatamente concimati che in quelli degli orti domestici, regolarmente trattati con letame.
L’orto si distingue dal campo perché è recintato.
Nuove colture orticole Negli ultimi tempi, negli orti si sono aggiunti nuovi ortaggi: p. es. la zucca dolce (Cucurbita maxima). Nella foto, la varietà ‘Hokkaido Orange‘. La zucca da semi toscana o zucca da maiali (Cucurbita pepo) è una varietà che si coltiva ormai da tempo. Molte colture sono approdate negli orti dei paesi di montagna solo in un secondo momento: è il caso del pomodoro e del cavolfiore, piantati nelle zone montane soltanto pochi decenni orsono.
- Erba cipollina ed insalata
- Papavero
- Cavoli
- La rapa bianca
- Il caffè alpino
- Iil lino e la canapa
- Fagioli e piselli