L’intervista I piani di sviluppo del polo dell’Alta Valle Intelvi, da quasi un anno nel Policlinico Triestino. L’ad Franco Stock: «Si compete solo se si cresce»

Maria Grazia Gispi
Maria Grazia Gispi

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A quasi un anno dall’acquisizione del pacchetto di maggioranza delle quote azionarie dell’Ospedale COF Lanzo Hospital da parte del Policlinico Triestino, Franco Stock, amministratore delegato e vicepresidente, traccia un primo bilancio.

Attraverso la nuova gestione della Casa di Cura dell’Alta Valle Intelvi quali sono i risultati che ritenete di aver già raggiunto?

La struttura era già operativa ed efficace prima del nostro arrivo: erogava prestazioni di qualità ed era puntualmente organizzata ma, probabilmente penalizzata dal suo isolamento geografico, era rimasta un po’ indietro su alcuni aspetti gestionali. In questo primo anno ci siamo dedicati soprattutto a questo: a una riorganizzazione generale e alla definizione di un piano di investimenti mirato a modernizzare l’ospedale, in modo da garantire ai nostri pazienti le migliori cure e le migliori tecnologie presenti sul mercato.

Quali sono le principali motivazioni economiche che hanno portato all’acquisizione dell’ospedale da parte del gruppo Policlinico Triestino?

I ragionamenti alla base dell’acquisizione interessavano vari aspetti, a cominciare dalla massa critica, attraverso la quale si raggiungono economie di scala e sinergie utili per tutte le società del Gruppo. Inoltre da diversi anni il mercato si sta trasformando: si assiste a un progressivo accorpamento di gran parte delle strutture private in pochi grandi gruppi di rilevanza nazionale. Le case di cura sorte nel dopoguerra e in anni successivi, che fino a oggi si sono spesso rette sull’impegno degli eredi dei fondatori, stanno esaurendo il loro ciclo e oggi per rimanere tecnologicamente competitivi e attrattivi per i migliori medici è necessario avere dimensioni che da un lato consentono di investire nelle più performanti risorse umane e tecnologiche e dall’altro permettono le efficienze necessarie a mantenere il primato sul mercato. C’è un altro aspetto che per noi è molto importante e che mi preme segnalare: la diversificazione territoriale. Fino a pochi anni fa eravamo ben insediati solo nella nostra regione di provenienza, il Friuli Venezia Giulia. Oggi gestiamo strutture in quattro regioni e questo ci permette di contenere le conseguenze di eventuali turbolenze di carattere locale.

Quali strategie di investimento avete attuato per potenziare i servizi offerti dall’ospedale e migliorare l’efficienza operativa?

Pur trovando il COF in ottima salute sia da un punto di vista edile che di impiantistica, abbiamo varato un piano di investimenti tecnologici che ci consentirà di adeguare gli standard produttivi alle altre strutture sotto il nostro controllo. Ci siamo concentrati innanzitutto su tre ambiti per noi essenziali: l’ecologia, con la sostituzione delle caldaie per il riscaldamento oggi poco efficienti con nuovi impianti di moderna concezione, le sale operatorie che il prossimo anno verranno completamente ristrutturate, l’infrastruttura informatica, il cui completo rifacimento sia hardware che software verrà concluso entro la metà del 2025.

Stiamo inoltre valutando l’installazione di una risonanza magnetica e l’adozione di un innovativo robot per gli interventi di ortopedia protesica.

Avete in programma di incrementare il personale o aggiornare le tecnologie?

Per quanto riguarda le tecnologie è previsto un investimento mirato e anche le risorse di COF trarranno beneficio dal far parte del nostro gruppo, in particolare per gli aspetti che riguardano la versatilità e la formazione. Quando si assistono a processi di acquisizione, sorgono sempre legittime preoccupazioni su possibili interventi di riorganizzazione e licenziamenti di personale. In questo caso siamo riusciti a rivedere i processi senza alcun ridimensionamento della pianta organica, così come non sono in programma riduzioni nel prossimo futuro.

Certo, in ottica di ottimizzazione e mirando a una maggiore efficienza, si è reso necessario esternalizzare alcune attività, ma limitatamente a quei settori che abitualmente non gestiamo in prima persona, mi riferisco in particolare alla ristorazione e alle manutenzioni. Piuttosto, è invece nostra intenzione internalizzare il CUP che la precedente direzione aveva appaltato all’esterno. Riteniamo, infatti, che il processo di erogazione dei servizi sanitari debba essere sotto il nostro controllo fin dal momento della prenotazione.

State cercando personale e se sì, avete difficoltà a reperirlo?

Tutte le strutture sanitarie, in questo momento storico, fanno fatica a reperire personale medico e infermieristico. I motivi sono noti: per quanto riguarda i medici la causa è da far risalire a un difetto nella programmazione dei percorsi universitari, che negli ultimi anni hanno laureato pochi giovani rispetto alle necessità del sistema.

Per quanto riguarda gli infermieri il discorso è diverso: la professione non è attrattiva per i giovani perché considerata troppo pesante e poco remunerata. Ciò nonostante, va detto che il COF, e speriamo che continui così, non incontra particolari difficoltà visto che la pianta organica risulta completa in tutte le posizioni.

Quanto incide la vicinanza con la Svizzera e quali sono le strategie per rendere attrattivo l’ospedale?

Trovandoci sul confine, è evidente che la vicinanza con la Svizzera rappresenta una questione non trascurabile. Gli stipendi riconosciuti oltre confine sono molto più alti dei nostri e il divario, in questo senso, non è ovviamente sanabile. Per mantenere il nostro personale dobbiamo puntare sul clima interno e sull’adesione ai nostri migliori valori aziendali. Inoltre, soprattutto per il personale infermieristico che spesso è straniero, ma anche per gli italiani che abitano lontani dall’ospedale, stiamo predisponendo un piano di sostegno che li possa almeno in parte agevolare ad affrontare eventuali difficoltà negli aspetti riguardanti l’alloggio, la mobilità, il sostegno ai familiari.

Avete progetti di formazione interna o di affiancamento ai neo assunti?

Nelle strutture ospedaliere la formazione è continua. Infatti, per tutte le nostre strutture, predisponiamo un piano formativo annuo mirato sia all’adempimento agli obblighi di legge principalmente in materia di sicurezza dei lavoratori e dei pazienti, che all’aggiornamento professionale focalizzato su argomenti di carattere più strettamente sanitario, con l’obiettivo di mantenere sempre elevata la preparazione e l’efficienza dei nostri operatori. Poiché teniamo molto alla qualità delle prestazioni e alla sicurezza dei nostri pazienti, inoltre, per tutti i neo assunti è previsto un periodo di affiancamento in reparto che può durare anche diversi mesi: la durata non è fissata arbitrariamente, ma adattata alle capacità di apprendimento del singolo e alla facilità di inserirsi adeguatamente nella nostra struttura.

Quali azioni intendete intraprendere per aumentare la competitività dell’ospedale?

Nel COF abbiamo trovato un ottimo livello di qualità dei servizi, così come constatiamo anche l’eccellente reputazione di cui la struttura gode presso l’utenza. È nostra intenzione sviluppare quelle attività sulle quali già possiamo vantare un grado di eccellenza, in particolare l’ortopedia e la riabilitazione. Come accennato, in ambito ortopedico abbiamo in programma l’acquisizione di un robot Velys, l’ultimo ritrovato della tecnologia per gli inteventi di artoprotesi totale del ginocchio.

È uno strumento innovativo che abbiamo già inserito con grande successo il mese scorso in un’altra struttura e che ha reso il nostro gruppo ospedaliero il primo in Italia ad adottarlo. Questa innovazione tecnologica è molto apprezzata dai pazienti, perché garantisce un notevole miglioramento nell’esecuzione degli interventi ortopedici con esiti importanti. Inoltre, tra i nostri obiettivi rientra l’installazione di una risonanza magnetica, uno strumento la cui presenza riteniamo ormai indispensabile, specie per un ospedale che fa dell’ortopedia uno dei suoi punti cardine.

Come si inserisce l’ospedale di Alta Valle nella strategia complessiva del gruppo Policlinico Triestino?

Il Gruppo Policlinico Triestino è in forte espansione. La crescita è dettata sia dalle recenti acquisizioni, che dallo sviluppo delle attività delle strutture che potremmo definire “storiche”. In pochi anni abbiamo raggiunto i 140 milioni di euro di fatturato, impiegando 1600 risorse tra dipendenti e collaboratori. L’acquisizione del COF è stata un’operazione che ci ha dato grande soddisfazione. Abbiamo guadagnato una struttura già eccellente in partenza che, grazie all’impegno e alle capacità dei suoi collaboratori, siamo riusciti a rendere ancora più efficiente in un solo anno di lavoro. La nostra strategia prevede di crescere ancora, non solo per ambizione ma anche perché nel settore in cui operiamo essere “grandi” è ormai una necessità.

Di VALLE INTELVI NEWS

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