Il 90% dei petti di pollo venduti sugli scaffali dei supermercati Lidl è affetto da white striping, malattia indice dello scarso benessere degli animali, che colpisce tra il 50 e il 90% dei polli appartenenti a razze a crescita rapida, largamente utilizzati negli allevamenti intensivi. È quanto emerge dall’ultimo report pubblicato da Essere Animali – Fondazione da sempre impegnata nella battaglia contro la pratica degli allevamenti intensivi – che ha esaminato oltre 600 campioni di confezioni di petti di pollo in decine di punti vendita Lidl in 11 città dello Stivale, da Nord a Sud. Nonostante tutte i contenitori analizzati riportassero sull’etichetta indicazioni come “prodotto certificato”, “filiera controllata”, “uso di luce naturale”, “arricchimenti ambientali per favorire comportamenti naturali”, i risultati hanno fatto emergere come 9 prodotti su 10 presentino le striature bianche tipiche del white striping, che corrono parallele alle fibre muscolari della carne, con importanti conseguenze sul suo valore nutrizionale. Oltre la metà dei campioni analizzati, peraltro, mostra livelli alti di gravità della malattia.
L’organizzazione ha esaminato i prodotti raccogliendo fotografie in 38 negozi del circuito Lidl tra dicembre 2023 e gennaio 2024. Ogni immagine è stata successivamente valutata con un punteggio da 0 (nessun segno di white striping) a 3 (presenza evidente di white striping). E, in tutti i punti vendita, la presenza di white striping nelle confezioni di petto di pollo è stata ampiamente riscontrata, con l’attestazione di punteggi 2 e 3 in più della metà dei casi. “Gli studi pubblicati finora hanno dimostrato una correlazione tra la presenza di white striping e l’aumento del tasso di crescita, del peso di macellazione e dell’elevata resa del petto”, ha scritto all’interno del report Essere Animali, evidenziando come la spiegazione più probabile riconduca la comparsa delle striature del white striping alla “crescita fisiologica del resto del corpo”, che “non riesce a tenere il passo con quella, innaturale ed eccessivamente rapida, dei muscoli”. I polli a rapido accrescimento, infatti, “hanno muscoli così grandi che hanno difficoltà a far arrivare a tutte le fibre muscolari le quantità di sangue necessarie al nutrimento: in assenza di ossigeno i loro muscoli si infiammano e muoiono”. Dunque, quando ciò accade, “il posto delle fibre muscolari morte viene occupato e riempito da tessuto fibroso e grasso (le striature bianche tipiche del white striping)”. Tutto ciò ha un forte impatto sul valore nutrizionale della carne di pollo, che ovviamente diminuisce. Come riportato all’interno del rapporto, un importante studio pubblicato nel 2014 dal titolo “Effect of White Striping on Chemical Composition and Nutritional Value of Chicken Breast Meat” ha evidenziato un aumento del contenuto di grassi del 224%, una diminuzione delle proteine del 9% e un aumento del collagene del 10% rispetto alla carne di pollo non affetta da tale malattia. “Questi risultati dovrebbero essere un campanello d’allarme per tutti coloro che continuano a negare il legame esistente tra rapido accrescimento e qualità della carne – ha scritto la Fondazione nelle conclusioni della sua ricerca –. Non solo i polli soffrono a causa della crescita rapida, ma ora è sempre più evidente che anche la qualità della carne in vendita ne risente. Se, come afferma nelle sue comunicazioni, Lidl vuole seriamente fornire ai propri clienti alimenti davvero nutrienti e sostenibili, è necessario che si impegni oggi stesso a eliminare le principali cause di sofferenza per i polli allevati nelle loro filiere, sottoscrivendo lo European Chicken Commitment”.
Alla fine del 2022, Essere Animali aveva già condotto un’inchiesta in due allevamenti intensivi del nord Italia appartenenti ad un fornitore della Lidl che aveva fatto emergere risultati inquietanti, testimoniando la sofferenza a cui sono destinati i polli d’allevamento. Le riprese svolte da Essere Animali avevano documentato deformazioni ossee provocate dalla crescita rapida cui i polli sono sottoposti, disturbi neurologici dovuti a infezioni o carenza di vitamine, bruciature sul petto dovute allo sfregamento con la lettiera piena di ammoniaca per le deiezioni, nonché le morti degli animali dovute alle condizioni di allevamento estreme e i maltrattamenti e gli abbattimenti cruenti effettuati dagli operatori. Indagini sotto copertura di questo tipo, che hanno documentato le sistematiche crudeltà sui polli di allevamento, sono state condotte negli ultimi anni anche in altri Paesi europei. L’ondata di indignazione è stata talmente uniforme da condurre all’organizzazione di una forte azione di protesta contro la Lidl che, nella settimana dal 30 ottobre al 5 novembre del 2023, ha riunito migliaia di attivisti in Italia, Regno Unito, Germania, Portogallo, Austria, Polonia e Svezia.
[di Stefano Baudino] – Foto Il Fatto alimentare