Nonostante la Svizzera sia un paese neutrale ha problemi di munizioni in patria. Dal 1918 al 1964, l’esercito ha scaricato oltre 12’000 tonnellate di materiale inutilizzato in vari laghi svizzeri, in particolare nel Lago dei Quattro Cantoni e in quelli di Thun, Brienz e Neuchâtel. A distanza di decenni le autorità sono ancora indecise su come (o se) ripescarle.
La settimana scorsa l’Ufficio federale dell’armamento (armasuisse) si è rivolto al pubblico in cerca di ispirazione. In un “concorso di idee”, l’Ufficio federale a fornire suggerimenti su come rimuovere in modo “ecologico e sicuro” le munizioni, molte delle quali si trovano a profondità fino a 220 metri. Il concorso è aperto fino al prossimo febbraio e le tre idee migliori, sulle quali si pronuncerà una giuria, si divideranno un montepremi di 50’000 franchi svizzeri (52’600 euro).
le possibili soluzioni provengano dall’industria o dal mondo accademico, dato che l’obiettivo è quello di integrare maggiormente questi settori nel processo, come scrive armasuisse. Per quanto riguarda idee rivoluzionarie o un leggero adattamento di quelle attuali, la portavoce dell’Ufficio federale dell’armamento Samanta Leiser non si sbilancia: l’importante è il loro aspetto ambientale e di sicurezza, ci dice.
Tra le tecniche piu’ quotate per il ripescaggio vi è l’utilizzo di “magneti da miniera, pinze meccaniche e ventose subacquee”, come hanno scritto le autorità militari l’anno scorso. Un’altra opzione è un “crawler”, che sembra l’equivalente sottomarino di un robot per lo smaltimento delle bombe. Un’altra idea è quella di utilizzare una draga che raccolga le munizioni insieme a gran parte del sedimento lacustre circostante.
Tuttavia, alcuni di questi sedimenti che coprono il materiale hanno uno spessore fino a due metri. E con la scarsa visibilità in profondità, il lavoro è difficile. Per non parlare dei rischi ambientali associati alla risalita vorticosa dei sedimenti e al rischio di esplosione. Infine, dove verrebbero stoccate le migliaia di tonnellate di munizioni dopo la rimozione?
Una questione generazionale
Elodie Charrière, che ha scritto un libro sulle munizioni depositate nei laghi svizzeri e francesi, ci dice di non essere stata sorpresa dal recente appello di armasuisse. Dopo anni di analisi regolare del problema da parte delle autorità militari, è “logico” che ora si pensi a come risolvere la questione, anche se questo potrebbe sembrare contraddittorio, visto che non è prevista alcuna operazione di recupero concreta.
Nel frattempo, secondo l’ordinanza sui siti contaminati, le discariche lacustri di munizioni sono classificate come depositi permanenti di rifiuti, spiega Charrière. Di fatto, l’ordinanza non obbliga le autorità a ripulire i laghi finché non sono considerati contaminati. Tuttavia, le munizioni si trovano lì a causa di una decisione governativa e per Charrière è “rassicurante” che l’esercito – dall’inizio del XXI secolo – stia affrontando il problema, invece di trasmetterlo alla generazione successiva.
Quale sarebbe la sua idea per vincere il premio di 50’000 franchi svizzeri? Come storica dell’ambiente, non ha le competenze necessarie per un’impresa del genere, dice. Ma dato che i metodi attuali presentano tutti alcuni svantaggi, è contenta che il concorso di idee sia pubblico. Qualcosa di innovativo potrebbe sempre saltare fuori.