Andrea Segrè, ideatore della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare spiega ci quali sono i comportamenti virtuosi per non sperperare alimenti ancora buoni. Dal carrello della spesa, al frigorifero, fino al cestino che “deve restare vuoto”
“Spingiamo noi il carrello della spesa” sordi, quindi, al richiamo delle offerte sugli scaffali; “compriamo solo quello che pensiamo di consumare” fedeli a una lista della spesa programmata; “non utilizziamo il frigorifero come uno ripostiglio di alimenti”; “solo raccolta differenziata”: sono i quattro consigli di Andrea Segrè, ideatore della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare interpellato dall’AGI alla vigilia della decima edizione.
Fondatore di Last Minute Market (spin off accreditato dell’Università di Bologna), ideatore della campagna Spreco Zero e direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International on Food and Sustainability, Segré interpreta (da anni) la lotta alla spreco come una missione
Proprio il ‘suo’ Osservatorio è la bussola del comportamento degli italiani: il cibo pro capite buttato ogni settimana è più di mezzo chilo (524,1 grammi) vale a dire 27,253 kg annui. Monetizzando il fenomeno: 6,48 miliardi di euro finiscono nella pattumiera nell’arco di 12 mesi.
“Ciò nonostante quest’anno lo spreco è diminuito del 10 per cento invertendo una tendenza che durante la pandemia era in crescita”. E nel cestino, paradossalmente, finiscono i ‘gioielli’ della dieta mediterranea. “Frutta, ortaggi, pane, patate che – sottolinea l’agroeconomista – rappresentano la base di una sana alimentazione. Compriamo troppo e conserviamo il cibo in mondo non corretto. Lasciamo deperire gli alimenti in frigorifero non sapendo che ogni scomparto ha una temperatura diversa ed è adatto ad un determinato alimento. Uno dei punti fondamentali poi è fare una spesa ragionata. Poi è importante differenziare tutto in modo che il cestino rimanga quasi vuoto”.
Lo Sprecometro
In aiuto a chi sperpera quotidianamente latte, focacce, arance, pasta o prosciutto è in arrivo lo “Sprecometro”, una app creata dallo stesso Segrè e dal suo team che agisce come ‘specchio’ delle nostre cattive abitudini e da buon ‘grillo parlante’ ci fornisce soluzioni.
“Con questo strumento – spiega il fondatore di Last Minute Market – siamo in grado di calcolare in soli 3 minuti quanto e cosa sprechiamo. Anche in termini d’impatto ambientale perché per produrre un alimento si utilizza energia, acqua e terra. Poi in base al profilo emerso ‘Sprecometro’ ci dà una serie d’indicazioni. Si può anche ‘competere’ in modo virtuoso per scalare la classifica da ‘sprecone’ fino a ‘parsimonioso’. L’obiettivo è agire tutti insieme altrimenti nel 2030 saremo ancora qui a parlare delle stesse cose e non avremo raggiunto il traguardo che ci chiede l’Onu, ovvero dimezzare lo spreco di alimenti”.
L’Italia e i Paesi spreconi
L’Italia si consola guardando la classifica dei Paesi ‘spreconi’ . “Dai dati dell’Osservatorio il nostro Paese – rivela Segrè – è nella parte bassa di questa classifica ma c’è ancora molto da fare”. Anche come sistema Paese. A partire dalla raccolta e dallo smaltimento dei rifiuti. “Manca un’omogeneità tra le diverse città. Ma soprattutto occorre un patto tra chi gestisce i rifiuti e chi li produce per una comune azione. Una sorta di mutuo soccorso. A monte differenziare i rifiuti e a valle garantirne un corretto smaltimento trasformandoli in risorse per l’energia circolare”. Un auspicio che suona, a oggi, come un’utopia. Le immagini di Roma invasa dai rifiuti sono una sentenza senza appello.