«Un quadro che sarà certamente aggravato dalla proposta di legge della Lega alla Camera»
Salvo proroghe di vario genere, terminerà domani la stagione della caccia 2023/24, e un primo bilancio viene fornito dalla Lipu che traccia un quadro scoraggiante, con almeno 5 gravi violazioni della direttiva europea Uccelli, esponendo l’Italia a una nuova procedura d’infrazione comunitaria.
«L’inchiesta europea aperta contro l’Italia la scorsa estate, cui si aggiunge l’annunciata procedura di infrazione sul ‘controllo faunistico’ – dichiaraAlessandro Polinori, presidente della Lipu-BirdLife Italia – riguarda quattro delle infrazioni che mettiamo oggi in evidenza, in un quadro che sarà certamente aggravato dalla proposta di legge della Lega alla Camera dei Deputati».
Guardando in primis alla stagione della caccia 2023/24, la prima violazione comunitaria segnalata dalla Lipu riguarda le 20 specie cacciate pur in cattivo stato di conservazione e nella pressoché totale assenza di piani di gestione adeguati. Solo in quattro casi (allodola, coturnice, tortora selvatica e moriglione) l’Italia ha predisposto i necessari piani di gestione, che tuttavia sono rimasti interamente (o quasi) inattuati.
Non meno grave è la seconda infrazione, ossia l’abbattimento degli uccelli durante la migrazione preriproduttiva, che per molte specie o gruppi di specie comincia già nel mese di gennaio.
Al contempo è stato eluso il divieto europeo di utilizzo delle munizioni al piombo nelle zone umide, che un decreto congiunto dei ministri Pichetto Fratin e Lollobrigida ha raggirato, e che la modifica della legge 157/92, con l’approvazione del decreto Asset, ha reso ancor più vacuo.
Parimenti ignorato è stato, una volta ancora, l’obbligo di produrre dati che forniscano il quadro dell’impatto della caccia sulla biodiversità. Dati in assenza dei quali ogni ipotesi di sostenibilità venatoria è velleitaria.
Infine il bracconaggio, che continua a rappresentare una piaga, con innumerevoli casi di uccisioni illegali di specie anche superprotette, tra cui falco pellegrino, falco di palude, biancone, aquila minore, cavaliere d’Italia e numerose specie di piccoli uccelli tra cui pispole e pettirossi, con decine di denunce operate da Carabinieri forestali e Polizie provinciali e la pressoché totale inattuazione del Piano nazionale antibracconaggio.
Un quadro che rischia di essere ulteriormente peggiorato dalla pdl 1548 sulla cosiddetta caccia selvaggia, avanzata alla Camera dal deputato leghista Bruzzone.
«Una proposta che, tra le altre cose – conclude Polinori – regionalizza i pareri scientifici, elimina i limiti di chiusura della stagione venatoria, liberalizza le modalità di caccia, rende impossibili i ricorsi contro i calendari venatori illegittimi. Insomma, in quanto a gravità e conseguenze negative, non è da meno della proposta di caccia a 16 anni da poco presentata e ritirata. Tutto questo ci obbliga a sottolineare il silenzio assoluto del ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, che pure dovrebbe rappresentare il massimo riferimento istituzionale per la difesa della biodiversità e della legalità ambientale».