La chiesa di San Vincenzo Martire si trova nel centro di Claino, già parte territorialmente della Val d’Intelvi, ma ecclesiasticamente parte della diocesi di Milano, come tutto il Ceresio italiano orientale. La chiesa è di origine medievale ed è stata ed è citata nel Liber notitiae Sancotrum Mediolani di Goffredo da Bussero del XII secolo. Da allora, la chiesa ha subito nel corso dei secoli diversi rimaneggiamenti, che ne hanno decretato l’assetto attuale, sia architettonico che decorativo. Il battistero è l’elemento più antico presente in chiesa, datato al 1461 e posto nella prima nicchia a sinistra della chiesa. Il 3 agosto 1510 venne riconsacrata la chiesa da Galeazzo d’Orta, vescovo di Tiberiade, delegato del cardinale di Milano Ippolito I d’Este. La chiesa di Claino fu eretta in parrocchia nel 1617 per volere del cardinal Federico Borromeo, arcivescovo di Milano. La chiesa non ha una facciata, poiché si trova architettonicamente circondata dalle case circostanti. Il campanile della chiesa, rialzato nel corso dei lavori del 1847 che interessarono la volta, presenta un coro di campane fuse negli anni ’40 dell’Ottocento dalla ditta Pruneri di Grosio. Lo stesso anno, lo scultore clainese Marco Antonio Prestinari realizzò un riquadro marmoreo con l’Adorazione dei Pastori per il retrocoro del Duomo di Milano, di cui lasciò poco dopo una copia che si trova sulla parete destra della chiesa di Claino, nella prima campata, contornata da stucchi secenteschi di ambito intelvese. Probabilmente realizza anche il drappo in stucco. Un interessante affresco della Pietà si trova sulla parete sinistra della seconda campata, attribuita al Maestro Gentilino e risale al 1492. L’affresco è racchiuso in una cornice barocca e sormontata da una nicchia a stucco con l’effige di San Carlo Borromeo. Nel 1562 si realizzò l’ancona lignea raffigurante la Vergine col Bambino, S. Giovannino, S. Vincenzo, S. Antonio Abate, che si trova sulla stessa parete dell’affresco del Gentilino. Nel 1663 vennero realizzate le colonne a capitello corinzio che scandiscono la navata, ridipinte ad effetto finto marmo negli anni’50-’60 del XX secolo. Nel 1594 la Confraternita del Rosario fece costruire una cappella dedicata alla propria Santa titolare che sostituì quella vetusta dei Santi Mamete e Agapito. La cappella fu ristrutturata nelle sue forme attuali dopo 1751 e corredata di statue novecentesche realizzate dallo scultore G. Bambino. Sulla parete sinistra si trova la tela della Purificazione di Mariarealizzata da Rocco Comanedi da Cima, allievo di Carlo Innocenzo Carloni, e risalente alla fine del XVIII secolo. La cappella di rimpetto, dedicata a Crocifisso, fu anch’essa descritta durante la visita pastorale del cardinal Pozzobonelli (1751). Essa presenta un paliotto che è la copia esatta di uno dei paliotti della Certosa di Pavia. Il Crocifisso, posto nella teca lignea dell’ancona d’altare, è di probabile origine cinquecentesca. La volta della cappella presenta una ricca decorazione a stucco settecentesca con i tondi delle Virtù. Tutti i paliotti in scagliola furono stati realizzati nel XVIII secolo da Domenico Pagani da Claino, di cui il più originale è quello dell’altare maggiore che rappresenta S. Ambrogio (patrono della diocesi di Milano di cui Claino fa parte) entro la conchiglia, simbolo di nascita sacra. Lo scultore Pietro Pagani, anch’egli originario di Claino, entro il 1855, realizzò a stucco il busto con l’Ecce Homo che si trova sulla parete destra, nella seconda campata. In controfacciata si trova l’organo del 1824, costruito dall’organaro Paolo Chiesa, dotato di cantoria lignea decorata con strumenti musicali ad effetto finto oro. L’organo fu revisionato da Felice Ondei a inizio Novecento. La volta fu affrescata nel 1847 da Vincenzo de Bernardi da Claino, specializzato in decorazioni neopompeiane a monocromo che scandiscono tutta la navata, entro cui inserì alcune figure di Angeli e una Gloria di San Vincenzo. Il grande capolavoro di De Bernardi fu però la decorazione illusionistica o trom l’oeil posta sulla volta del tiburio della chiesa, aggiunta nel 1847.Qui, De Bernardi dipinse finti cassettoni a scomparsa, che puntano verso il punto centro focale, l’occhio di Dio Padre. De Bernardi è autore anche dei pennacchi con i Simboli degli Evangelisti inscritti in panoplie o trofei sacri dipinti a finto effetto bronzo. Si segnala anche la presenza di un transetto, che nella parte destra presenta una tela secentesca, mentre sulla sinistra è nota come “cappella di San Pancrazio”, poiché vi si trova una nicchia con un busto in stucco del Santo guerriero, titolare anche una nota chiesa di Ramponio, il cui culto è di antichissima data in Val d’Intelvi. Questo spazio fu originariamente la sagrestia, sostituita dall’attuale che presenta un grande mobile in noce di origine settecentesca e un affresco sulla volta con la Gloria di San Vincenzo.
Di VALLE INTELVI NEWS
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