
Scoperto grazie al Lidar: l’antico sito di un castello nell’Emmental bernese. Università di Berna
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- DeutschdeFeine Gelände-Scans machen die Schweiz zur Fundgrube der Archäologie originaleDi più Feine Gelände-Scans machen die Schweiz zur Fundgrube der Archäologie
- FrançaisfrDes scans précis du terrain font de la Suisse une mine d’or pour l’archéologie
La Svizzera è stata misurata e mappata, ma non è stata ancora completamente esplorata. Grazie alla tecnologia LiDAR, che utilizza impulsi laser, l’archeologia potrebbe ora svelare segreti rimasti sepolti per secoli. Nessun altro Paese offre dati ad alta risoluzione e liberamente accessibili su tutto il suo territorio.
In un Paese densamente popolato come la Svizzera, quasi nessun luogo è sfuggito all’impronta umana. Strade, case e terreni agricoli modellano il paesaggio. Anche le foreste, che coprono un terzo della Svizzera, sono sfruttate.
Eppure, i boschi sono anche santuari del passato. Tra humus e radici si nascondono tesori archeologici.
Il LiDAR può individuare queste vestigia. Questa tecnologia permette di descrivere il suolo in modo molto dettagliato e di creare rilievi precisi del terreno.
Il LiDAR, acronimo di Light Detection and Ranging, si basa su sensori laser che vengono utilizzati dal cielo. Un aereo o un drone emettono raggi che colpiscono il terreno e vengono riflessi.
I sensori misurano il tempo di percorrenza dei raggi e deducono l’altezza e la struttura del paesaggio. L’operazione è possibile anche sotto la copertura vegetale.
La Svizzera è un Paese pioniere in questa tecnologia. Già nel 2017, l’Ufficio federale di topografia Swisstopo ha mappato l’intero territorio con il LiDAR. Questo lavoro è stato ora completato e i datiCollegamento esterno possono essere scaricati gratuitamente dal sito internet di Swisstopo.
Focus sulle foreste
“Anche altri Paesi dispongono di dati LiDAR ad alta risoluzione e in libero accesso, ma una copertura nazionale come quella della Svizzera è unica”, spiega l’archeologo svizzero Gino Caspari. In una pubblicazione scientificaCollegamento esterno ha evidenziato i vantaggi di questa tecnologia. Da allora ne promuove l’uso nella Confederazione.

Secondo l’archeologo, il LiDAR potrebbe far progredire la ricerca archeologica nelle zone boschive. Gli scavi vengono generalmente effettuati in seguito a progetti di costruzione, il che significa che la maggior parte delle scoperte avviene in aree urbane o agricole.
I dati LiDAR consentono di vedere sotto il fitto fogliame degli alberi. Così come la luce del sole passa attraverso la volta della foresta, anche i raggi laser raggiungono il suolo.
Un programma informatico speciale filtra i punti dati della vegetazione. Il risultato è un profilo in 3D dettagliato del suolo forestale, che può essere osservato da tutte le angolazioni.
Questa tecnologia è stata riconosciuta a livello mondiale grazie alle spettacolari scoperte di resti di antiche civiltà, precedentemente nascosti nella foresta vergine.
Nella foresta pluviale del Guatemala, per esempio, sono apparsi in rilievo antichi insediamenti Maya. In Cambogia, una scansione del paesaggio ha rivelato un’imponente struttura appartenente a un’antica città Khmer.

Spettacolare scoperta nella foresta: Aguada Fénix, un complesso di culto risalente agli albori della civiltà Maya in Messico. Lidar
Una storia di successo
Le prime applicazioni del LiDAR hanno dato buoni risultati anche in Svizzera. Nel 2016, mappe di questo tipo hanno portato alla scoperta di un castello nell’Emmental. Nel 2020, i dati LiDAR hanno rivelato la reale estensione di un villaggio celtico a RoggwilCollegamento esterno, nel cantone di Berna.
Da parte sua, Gino Caspari non ha ancora effettuato scoperte archeologiche in Svizzera utilizzando il LiDAR, ma ha sfruttato le potenzialità della tecnologia all’estero.
“In una regione isolata della Norvegia, abbiamo usato il LiDAR per trovare innumerevoli case minerarie risalenti all’età della pietra, le quali suggeriscono un quadro completamente diverso del paesaggio preistorico”, dice il ricercatore nato a Thun, che si è fatto conoscere grazie a degli scavi in Asia centrale.
Caspari si dice affascinato dal potenziale del LiDAR in Svizzera e intende realizzare progetti nel Paese in futuro.
Il LiDAR è solo l’inizio
Il LiDAR è promettente, ma da solo non è sufficiente. “È sempre importante confermare o confutare le scoperte sul campo, perché anche con buoni dati è facile commettere errori”, afferma Gino Caspari.

Due tumuli di origine umana su una rappresentazione di Swisstopo e la realtà sul terreno. swisstopo
L’intelligenza artificiale può aiutare ad analizzare le enormi quantità di dati raccolti. “I modelli di apprendimento profondo possono identificare le strutture archeologiche in modo automatizzato”, spiega. “Tuttavia, questi metodi richiedono grandi quantità di dati di addestramento e competenze specialistiche”.
Saranno quindi le risorse finanziarie disponibili a determinare se e in quale misura i dati LiDAR, di per sé gratuiti, saranno utilizzati per i progetti archeologici negli anni a venire.
“Quello che manca al momento è un’analisi su larga scala. Ciò richiede risorse finanziarie, che in archeologia sono spesso difficili da reperire”, spiega Gino Caspari.
Nel frattempo, la tecnologia continua a evolversi, con strumenti che, a differenza del LiDAR, possono guardare anche sotto la superficie terrestre.
“I georadar e le misure della resistenza elettrica ci permettono di studiare direttamente le strutture sotterranee. Quanto al geomagnetismo tramite drone, sicuramente rivoluzionerà ulteriormente l’archeologia”, prevede l’esperto.
Una cosa è certa: l’archeologia svizzera ha un futuro entusiasmante davanti a sé. Gli strumenti sono disponibili e le conoscenze aumentano. E se le autorità e le istituzioni avranno la volontà di farlo, forse si faranno scoperte rivoluzionarie.
A cura di Balz Rigendinger
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