La Commissione europea ha reso noti i dati relativi agli animali usati nella ricerca: nel solo 2018 sono stati utilizzati quasi 9 milioni di animali nei 29 Stati membri. Considerando anche i dati della Norvegia (non considerati nelle statistiche del 2015, ultime disponibili), però, si arriva a più di 10 milioni e mezzo di animali usati nei laboratori: numeri ancora troppo alti, se consideriamo che la direttiva che ne regolamenta l’uso prevede che il ricorso alle cavie sia solo l’ultima possibilità da considerare.
Per la prima volta sono specificate anche le statistiche relative agli animali usati per la creazione e il mantenimento di linee geneticamente modificate, che sono 1 milione e mezzo, mentre quasi la metà degli animali, 4 milioni e 700 mila, è stato sottoposto a procedure con le due classi di dolore più alte (moderato e grave). Confrontando i dati con quelli del 2015, poi, colpisce l’aumento all’uso di cani (+29%) e primati (+4%), specie particolarmente protette, il cui ricorso dovrebbe essere strettamente vincolato.
Per le statistiche più recenti, ci aspettiamo, purtroppo, un ulteriore aumento del numero di primati utilizzati, in seguito alle migliaia di studi sul Covid che hanno portato a un’impennata nel ricorso a queste specie, mentre tra le specie più importate in Unione Europea da Paesi Extra UE figurano, anche, gatti (38%) e cani (46%), ma ciò non stupisce considerato che fin dai tempi del famigerato allevamento Green Hill, LAV aveva fatto luce sul traffico di cuccioli da tutto il Mondo.
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