Durante il confinamento e nei mesi successivi, i lavoratori e le lavoratrici frontaliere italiane potevano svolgere fino al 40% della loro attività lavorativa da casa senza nessuna conseguenza fiscale. Keystone / Peter Schneider
Si potrà svolgere da casa fino a un massimo del 25% dell’attività lavorativa senza conseguenze fiscali né sullo status di frontaliere.
Dopo qualche mese di vuoto legislativo (il precedente accordo temporaneo era giunto a scadenza a fine gennaio 2023 e poi era stato prolungato in via transitoria sino a fine giugno), è stata fatta chiarezza su come sarà in futuro regolamentato il telelavoro per le persone residenti in Italia e impiegate in Svizzera e viceversa.
Nella dichiarazione di intentiLink esternofirmata giovedì dalla ministra delle finanze svizzera Karin Keller-Sutter e dal suo omologo italiano Giancarlo Giorgetti, Berna e Roma si impegnano a integrare una nuova disposizione nel Protocolla aggiuntivo dell’Accordo sui frontalieri del 2020, che entrerà in vigore all’inizio del 2024.
+ Una modalità lavorativa che dal primo luglio scorso era in teoria fuorilegge.
Concretamente, i cittadini e le cittadine italiane impiegate in Svizzera potranno svolgere fino al massimo del 25% della loro attività lavorativa in home office, senza che ciò comporti alcuna modifica del loro status di lavoratore frontaliero e in materia di imposizione fiscale.
Karin Keller-Sutter si è detta soddisfatta dell’accordo, che darà ai Cantoni un chiaro quadro giuridico, minor carico burocratico, e porterà vantaggi anche indiretti, con minor traffico sulle strade e uno sgravio delle infrastrutture.
Perché non il 40%?
Rispetto alla precedente intesa temporanea siglata con Roma durante la pandemia (che prevedeva un massimo del 40% dell’attività lavorativa svolta da casa) e rispetto all’accordo definitivo raggiunto con Parigi (che concede pure ai frontalieri francesi una percentuale del 40%), Karin Keller-Sutter ha spiegato che Francia e Italia non possono essere paragonate, tenuto conto delle disparità giuridiche esistenti fra questi due Paesi, anche nelle relazioni con la Svizzera. Secondo la consigliera federale, il 25% è una “soluzione di compromesso”, viste anche le resistenze in Ticino dove ci sono cerchie che non vedono di buon occhio il telelavoro poiché discriminerebbe i lavoratori dell’industria, che non possono avvalersi di questa opportunità.
Il ministro Giorgetti ha da parte sua espresso compiacimento perché si è potuta mettere “la parola fine a una questione che si trascina da anni”.
“Finalmente abbiamo regole certe che interromperanno una lunga e dannosa serie di contenziosi. Oggi abbiamo raggiunto un compromesso costruttivo che tiene conto delle diverse esigenze e richieste, va nella direzione dello sviluppo di entrambi i Paesi e rafforza i rapporti di collaborazione e amicizia tra Italia e Svizzera”, ha proseguito Giorgetti.
Soluzione transitoria per il 2023
Per quanto concerne il periodo che intercorre tra la scadenza dell’ultimo accordo e l’inizio del 2024, Berna e Roma hanno deciso di estendere la soluzione transitoria sino alla fine dell’anno. Questo accordo amichevole sarà siglato entro fine mese. Per chi in questo periodo ha svolto da casa fino a un massimo del 40% della sua attività lavorativa, non vi saranno conseguenze dal punto di vista fiscale.